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Spesa macrobiotica mediterranea fusion 1

  • Immagine del redattore: Lupita
    Lupita
  • 7 set 2018
  • Tempo di lettura: 5 min



Da circa un anno ho cominciato a seguire un tipo di alimentazione naturale, basata sui principi energetici della macrobiotica mediterranea, così, perché ne sono rimasta affascinata e perché in qualche modo ho sentito che risuonava con me in quel momento; siccome sono sempre molto attenta a quello che la mia parte intelligente, quella collegata con il Sé superiore, ha da comunicarmi, il passaggio è stato graduale ma immediato, e gli effetti sulla salute non si sono fatti attendere.

Tale è l’entusiasmo verso questo approccio, di per sé a dire il vero prosecuzione naturale di un percorso cominciato decenni prima, che non è passato inosservato, e non è difficile che diverse amiche, interessate all’argomento, ne chiedano incuriosite i dettagli.

Allora, tanto per cominciare, ho pensato di dedicare qualche pagina (poche-per-non-tediare) agli alimenti di base, quelli con i quali cominciare a fare spesa.

Voglio però sottolineare che più che di un tipo di alimentazione si tratta di uno stile di vita, difficile da spiegare a parole perché va esperito, per quanto riesca a mettere in contatto la parte interiore con quella esteriore, spirito con materia, cibo e trasformazione, in un dialogo evolutivo continuo tra sé e Sé. Di conseguenza, data l’esperienza che sto facendo, in continuo divenire, quello che posso dire è di cominciare, e mettersi in ascolto, e in osservazione, dei piccoli e quasi intangibili cambiamenti, anche quelli che possono sembrare “peggiorativi” ma che in effetti non sono altro che la risposta del nostro organismo ormai libero di espellere tossine accumulate; i miglioramenti non tarderanno ad arrivare, il corpo non mente mai, e non vede l’ora di poter essere messo in condizione di esprimersi al meglio delle sue possibilità.

Ed ecco ora la SPESA.

Per cominciare, assolutamente, la stagionalità. Sembra banale ma così non è, siamo talmente assuefatti a trovare i pomodori tutto l’anno sugli scaffali della grande distribuzione che oramai pensiamo che sia normale; invece la cosa migliore è affidarsi al mercato dei produttori, quelli che gli ortaggi li coltivano davvero, e che quando la stagione è finita ti dicono Le zucchine sono finite, e tu sai che alla tua latitudine le zucchine han terminato il loro ciclo. Peraltro i pomodori, così come anche le altre solanacee, ovvero peperoni, patate e melanzane, sono evitare, o da mangiare davvero con molta parsimonia, e comunque durante la loro stagione di vegetazione. Soprattutto le patate, dato che causano un innalzamento rilevante dell’indice glicemico. Diverso discorso per le patate dolci, le cosiddette batate, con la B, che non sono solanacee ma appartengono ad un’altra famiglia, le ipomee, tuberi con molte proprietà con i quali si possono fare gnocchi F A V O L O S I e cucinare come si cucinerebbe una patata tradizionale. Se proprio non si riesce a rinunciare alla patata tradizionale (ma è solo un’idea, lo assicuro…) si può provare, in un periodo di transizione, con le patate violette, che sono meglio di quelle bianche per valori glicemici.

Un altro dato interessante di cui tenere conto è la reperibilità, ovvero gli alimenti del territorio. Di nuovo ci viene in aiuto l’osservazione, ovvero quali sono gli alimenti che la nostra terra produce? Mango, ananas, banane, papaya, avocado arrivano dall’altra parte del pianeta, e sorvolando (non perché è un discorso di secondaria importanza – ANZI! – ma solo perché non è questa né la sede né il momento) sugli aspetti etici ed impattanti di questo tipo di scelta, mi concentro invece sull’aspetto prettamente energetico, che semplificherò in pochissime parole, ovvero se nascono LA’ sono adeguati ad alimentare gli organismi che vivono LA’, secondo latitudini e climi ben differenti dai nostri. Poi, come in tutte le cose in fluire, anche questo sistema alimentare non è rigido, e se ci si vuole togliere lo sfizio di una bella ananas succosa meglio farlo in estate.

Bene avere in dispensa sempre diversi tipi di cereali in chicco, nella loro forma integrale o decorticata, come orzo, farro, riso, avena, e pseudo cereali, tipo quinoa (bianca, rossa e nera), amaranto, miglio, da cucinare in insalate fresche o tiepide d’estate e in zuppe e colazioni d’inverno. Il miglior metodo di cottura è quello per assorbimento, con un rapporto prestabilito di acqua e cereale, ma di questo magari ne parleremo più avanti. Una cosa interessante da considerare è che anche la scelta dei cereali segue una sua stagionalità, però per non complicare troppo le cose, visto che siamo all’inizio, è bene sapere che l’importante è variare.

Le farine: integrali o semintegrali, possibilmente di grani antichi macinate a pietra e biologiche per tutti i tipi di preparazioni, dolci e salate, per ogni tipo di pasta e lievitati. E a proposito di lievitati, sempre meglio utilizzare la pasta madre (quello vero, non il disidratato….), oppure il lievito a base di cremortartaro, reperibile nei negozi di alimentazione naturale.

I semi: mandorle, noci, nocciole, sesamo, girasole, zucca. Da utilizzare previa breve tostatura, in forno o in tegame (a fiamma alta all’inizio e poi bassissima quando cominciano a sfrigolare, facendo attenzione a non farli bruciare), da aggiungere in quantità moderata a preparazioni di ogni tipo.

Un elemento assolutamente bandito dalla tavola macrobiotica è lo zucchero bianco. Però questo non vuol dire che ci si debba privare di preparazioni dolci! Il malto di riso è un ottimo dolcificante che si può utilizzare al posto dello zucchero, aiutandosi magari nel periodo di transizione con lo zucchero di canna integrale, tipo il Dulcita o il Mascobado. Lo scopo però non è quello di continuare a mangiare la stessa quantità di zucchero al cui sapore siamo abituati, bensì quello di ridurne l’assunzione. Devo dire che a distanza di pochi mesi dall’inizio di questo percorso, ora il dolce dato dai preparati con zucchero bianco mi risulta intollerabile, in quanto copre tutti gli altri gusti e crea assuefazione. Inoltre per fare dolci gustosissimi viene in aiuto la frutta, sia fresca che secca, e le farine di mandorle e castagne, o le creme di nocciola e mandorla (quelle naturali e non dolcificate, neanche con dolcificanti “alternativi” tipo fruttosio e destrosio, insomma, non bisogna barare ;) ).

Ancora, in dispensa, via libera ai legumi. Ceci, fagioli, lenticchie, fave, cicerchie, da cucinare previa ammollatura in acqua a cottura lunga e lenta, a seconda del tipo di legume, o in pentola a pressione (che però io non uso e non saprei consigliarla….). I ceci ad esempio possono stare in ammollo anche 24 ore, cambiando l’acqua 2 o 3 volte, e cuocere minimo 2 ore, le lenticchie invece, soprattutto quelle rosse decorticate, non necessitano di ammollo, e cuociono in 20 minuti.

Condimenti: olio extravergine di oliva biologico e spremuto a freddo, olio di mais sempre bio ecc ecc, aceto di mele, sale marino integrale, gomasio.

Per motivi etici sono quasi 20 anni che non mi nutro di animali, né carne né pesce, però per onestà intellettuale devo dire che questo sistema alimentare contempla i piccoli pesci, di quando in quando. Mentre uova e formaggi non sono consentiti.

A questo punto mi fermerei, alla prossima puntata.


 
 
 

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